eCommerce: lo scenario globale
Ecommerce nel Mondo, in Europa e in Italia.
A livello mondiale l’ecommerce (commercio elettronico) ha attualmente un valore di oltre due miliardi di dollari. Si tratta, quindi, di un quadro estremamente interessante nel quale si evidenzia che ci sono sempre più persone che acquistano online: su una popolazione mondiale di oltre 7 miliardi di persone il 15%, quindi più di un miliardo, acquista beni online.
Il quadro complessivo chiarisce che le aree dominanti non sono rappresentate solo dagli Stati Uniti, come si potrebbe pensare. Secondo un’indagine di Ecommerce Europe, associazione che rappresenta decine di migliaia di aziende che vendono beni o servizi online in Europa, il primo mercato nel 2015 è stato quello dell’Asia Pacifica, seguito a ruota da quello europeo e da quello del Nord America.
Dando un’occhiata ai paesi che contribuiscono maggiormente al mercato del commercio elettronico in termini di valore non meraviglia affatto la prima posizione della Cina, con ben 500 miliardi di dollari di fatturato ottenuto dalle vendite online. Dunque un contesto interessante, nel quale si sta sviluppando un vero e proprio commercio transnazionale: persone di una determinata nazione acquistano su siti di un’altra nazione. È questo un processo che vede coinvolte 94 milioni di persone.
Anche in Europa il commercio elettronico ha raggiunto delle dimensioni rilevanti, con un valore di oltre 400 miliardi di euro: 200 milioni di persone acquistano online negli stati europei.
Il Regno Unito, generando oltre 120 miliardi di euro, è lo stato che maggiormente contribuisce a questo mercato, seguito dalla Germania e dalla Francia, che appunto rappresentano i mercati più maturi sotto questo punto di vista.
L’Italia, pur essendo considerata da molti un paese in letargo, può comunque essere inquadrata come una nazione emergente per quanto riguarda il commercio elettronico: il fatturato online del nostro paese genera oggi 14 milardi di euro.
Il ritardo dell’Italia è comunque un ritardo significativo, anche in virtù del fatto che, in termini di fatturato, viene superata da paesi come la Spagna e l’Olanda potendo contare su una quota del 3% sul totale complessivo europeo.
Un motivo di questo ritardo è sicuramente il digital divide: la carenza strutturale della banda larga in Italia rappresenta un evidente ostacolo ad un potenziale sviluppo dell’ecommerce nel nostro paese.
A questo si aggiunge la carenza culturale delle aziende italiane: per questo motivo diventa sempre più rilevante la formazione e la consapevolezza di quelle che sono le opportunità dello sviluppo digitale e, in particolare, del commercio elettronico.
Nonostante il ritardo, anche in Italia l’ecommerce ha già raggiunto volumi significativi: secondo i dati Netcomm, infatti, mediamente ogni mese vengono effettuati 10 milioni di consegne mensili di prodotti acquistati online e questo è un trend in forte crescita. Inoltre, lo scontrino medio degli acquisti online è anch’esso molto significativo in quanto ammonta a 90 euro, quindi la vendita sta raggiungendo volumi interessanti in questo senso.
I dati sono incoraggianti sia in termini di crescita sia in termini di numero di acquirenti: nel 2011, infatti, gli acquirenti attivi in Italia erano solo 9 milioni, mentre nel 2014 sono arrivati a 16 milioni.
Nel 50% delle famiglie vi è almeno un componente che fa abitualmente acquisti online.
Tutto ciò ha comportato un aumento del valore di mercato che, dal 2007 ad oggi, si è praticamente triplicato.
In più, oggi la vendita è equamente ripartita tra servizi e prodotti, mentre qualche anno fa sulla rete si vendevano soprattutto servizi in Italia.
Dunque è evidente il ruolo sempre più rilevante dell’ecommerce nel commercio mondiale, mentre lo stato delle cose in Italia mette in evidenza un mercato in ritardo, ma che ha raggiunto dimensioni significative e con trend decisamente in crescita.